Pornostar giapponese si rifà il viso e diventa elfo di Harry Potter

Pornostar Rumi Kanda
Pornostar Rumi Kanda

 

Ha dell’incredibile la storia che arriva direttamente dal Giappone: Rina Nanese, meglio nota con lo pseudonimo di “Rumi Kanda“, celebre appartenente all’industria a luci rosse giapponese, ha preso la drastica decisione di ricorrere alla chirurgia estetica facciale. E fino a qui nulla di strano. Se non che, a seguito di numerosi interventi, la sua fisionomia è cambiata radicalmente, al punto di renderla irriconoscibile. La ragazza, 25enne, non aveva tenuto sotto riserbo la sua volontà di ricorrere al chirurgo, tanto che, durante il periodo di permanenza in clinica, non ha mai smesso di tenere aggiornati i suoi fan tramite i social network.

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In particolare sul suo account Twitter ha costantemente postato, con zelo e meticolosità, continui aggiornamenti relativi all’andamento delle diverse procedure chirurgiche. La reazione da parte del pubblico è stata immediata e pressoché univoca: allo sgomento, davanti alla drastica decisione presa dalla pornodiva, sono seguite immediatamente le critiche per il nuovo aspetto assunto dalla pornostar. Alcuni sono addirittura arrivati a paragonare il suo nuovo aspetto a quello del celebre elfo “Dobby“, personaggio appartenente alla saga di Harry Potter.

Effettivamente, confrontando i nuovi connotati della giovane ragazza con l’immagine del famoso elfo, creata a computer all’esordio del personaggio nella saga, si nota in maniera incontrovertibile la presenza di alcune nette somiglianze. A cominciare dal naso aquilino, assottigliato in maniera inverosimile, e dal mento sottile e appuntito, fino ad arrivare agli occhi, resi particolarmente grandi e all’infuori. Col ricorso ad una chirurgia estetica radicale, Rina ha espugnato quelli da lei stessa definiti “difetti fisici evidenti”: un naso e mento troppo tozzi, e occhi troppo piccoli.

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Nonostante le numerose critiche ricevute, la giovane pornostar non si è dimostrata pentita della sua drastica decisione, e anzi, ha rispedito al mittente insulti e nomignoli dispregiativi, definendoli semplicemente “frutto dell’invidia” per gli interventi ai quali si è sottoposta.