Opuscoli sul sesso anale a scuola, Arcigay: “Basta con idealizzazioni”

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Castelnuovo De’ Monti – Una vasta polemica si sta diffondendo dalla notizia che l’associazione Arcigay del Reggiano ha distribuito ad una classe di 15ennI degli opuscoli sul sesso anale. Il fatto è avvenuto nell’Istituto Cattaneo-Dall’Aglio, dove i rappresentanti della fondazione pro-GB sono stati invitati per un incontro sulla sessualità rivolto agli alunni del secondo anno di liceo. I ragazzi, che hanno dai 15 ai 16 anni massimi d’età escludendo ripetenti, hanno ricevuto a fine lezione il volantino intitolato “Safer Sex Hiv“. Proprio questa denominazione svela palesemente l’intento dell’associazione di offrire ai ragazzi reggiani un’alternativa a rischiosi rapporti sessuali, che portano sempre più malattie veneree in chi non se ne protegge.

La polemica è sorta, più che altro, perché tale opuscolo descriveva nei minimi dettagli le fasi di un rapporto anale, argomento che può toccare sensibilmente i giovanissimi, ma pare abbia infastidito maggiormente gli adulti. Invece, i professori che hanno aderito all’iniziativa si sono complimentati con i rappresentanti dell’Arcigay per l’idea e sono stati pienamente disponibili a chiarimenti durante la lezione “speciale”. La preside dell’Istituto, tuttavia, si è dissociata da quanto accaduto, affermando di esserne del tutto ignara, ma resta il fatto che è proprio del permesso dell’autorità massima che si ha bisogno per portare a termine un’iniziativa del genere in una scuola.

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Il segretario nazionale dell’Arcigay, inoltre, ha rilasciato significative dichiarazioni alla stampa in merito alla faccenda: “Volevamo parlare ai ragazzi e lo abbiamo fatto nel loro linguaggio, basta con queste idealizzazioni del sesso così lontane dalla realtà.” Tali parole sembrano choccare una mente adulta formatasi nel pieno rispetto dell'”innocenza” che avvolge i bambini fino alla maturità, ma questi individui andrebbero invitati a considerare che questa visione rispetto a come è vissuta l’età infantile sia puramente fantomatica.

In altre parole, che la società o i genitori lo accettino o meno, un ragazzino di 15 anni è perfettamente capace di concepire il sesso anale come tale. Anzi, egli probabilmente se ne fa un’idea ancor prima di quell’età, secondo studi psicologici avvalorati: se si considera l’avanzata dei gay tra gli adolescenti, questa resta la realtà. Perché, dunque, privare i giovani della coscienza dei rischi del sesso, se comunque sappiamo che per loro è un tema all’ordine del giorno, alla luce di tempeste ormonali e sentimentali varie?

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Una problematica di senso profondo è stata, invece, posta da un esponente dell’associazione cattolica Manif Pour Tous Italia, che ha dichiarato: “I ragazzi non hanno bisogno di un ricettario su come fare l’amore, piuttosto dovrebbero frequentare corsi di affettività per imparare a donare il proprio corpo invece di concederlo ed esibirlo.” Queste parole risulteranno maggiormente valide se si pensa all’esplosione del fenomeno di baby-prostituzione, su cui gli psicologi ancora cercano risposte chiare ed in merito alle conseguenze del quale le stesse ragazzine coinvolte si sono dette pentite e “perse”.

Probabilmente, la problematica non sta nello schierarsi pro oppure contro una di queste due “fazioni”, ma cercare di comprendere che si tratta di punti di vista che vanno integrati per il benessere dei giovani che cresciamo. Giovani che spesso sono semplicemente tenuti all’oscuro del mondo sessuale, nell’intento dei genitori di proteggerli, o semplicemente lasciati a se stessi, alla deriva in una società ostile a chi non sa governarne le onde.

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