Sesso online su Skype, poi il ricatto: sventato il giro di studentesse

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Genova – Dietro i ricatti di una studentessa 25enne, che adescava uomini in cambio di denaro, ci sarebbe un vero e proprio giro di prostituzione volontaria di coetanee. Sono queste le ipotesi con le quali la Procura genovese sta indagando sul caso della giovane, sulla quale sono in fase di accertamento le accuse per estorsione e tentata estorsione. La sua tattica prevedeva pressoché la stessa dinamica: la studentessa attirava in incontri su Skype uomini disponibili di qualsiasi età e condizione sociale, promettendo sesso online. In seguito ai favori offerti alla controparte, la 25enne ricattava poi le vittime, chiedendo almeno 500 euro in cambio della privacy su foto e filmati riguardanti quanto avvenuto in webcam con lei.

Il giro tenuto dalla giovane è stato scoperto grazie alla denuncia dell’ultimo dei suoi “clienti”, il quale avrebbe chiesto alla studentessa qualche giorno per organizzare il pagamento di quanto chiesto sotto forma di ricatto. Durante la testimonianza alle autorità locali, l’uomo avrebbe raccontato nei dettagli di come i due fossero entrati in contatto: tutto era cominciato con la conoscenza tramite amici comuni. La vicenda sarebbe continuata con lo scambio dei propri numeri di telefonino e con la richiesta d’amicizia su Facebook, dove la 25enne avrebbe invitato l’uomo ad assistere ad uno spogliarello su Skype. Poi il sesso virtuale, registrato dalla giovane come da copione, per poi farne l’arma del ricatto, che ha seguito almeno 15 giorni dopo l’accaduto, ed il mezzo per ottenere 500 euro in modo facile.

Quello delle baby-squillo, adattabile anche a giovani donne come la studentessa del caso attuale, non è per nulla un fenomeno isolato. “La Repubblica” segnala almeno altri 4 casi simili in Italia, in cui alla denuncia da parte dei clienti-vittime hanno seguito le indagini della Polizia Postale, sempre più coinvolta in casi d’infrazioni di qualsiasi tipo attuate via internet. La logica che muoverebbe queste giovani ragazze ad agire così pare essere basata proprio sull’adorazione quasi idolatra del denaro facile, ovvero di tutte quelle occasioni di guadagno senza fatica: al 99% fondate su azioni di discutibilissima eticità e legalità.

D’altronde, se per le baby-squillo tra i 14 ed i 18 anni possono fare gola anche solo 100 euro, come nei casi trattati dai media fino al mese scorso, per una studentessa 25enne come quella del caso odierno la posta in gioco può essere alzata fino a 500 euro. In Italia, oramai, le istituzioni di sensibilizzazioni, le famiglie e le autorità non sanno più a cosa dare la caccia: a chi gira i social network in offerta di tali occasioni di facile guadagno si aggiungono sempre più anche ragazze e ragazzi in cerca di chi sia disposto a pagarle in cambio dei propri “servizi”.