Europee, gli italiani stanchi dei “meno peggio”: astenuti all’attacco

I tre partiti maggiormente quotati per le elezioni
I tre partiti maggiormente quotati per le elezioni europee 2014

Si sono appena chiuse le campagne elettorali per le elezioni europee e già il clima diventa inquieto. Partiti come il M5S già festeggiano il risultato previsto, eppure il dilagare dell’astensionismo mette a dura prova le aspettative di ciascuna fazione. Basti semplicemente pensare che i pronostici sugli esiti minimi sono gradualmente calati da diversi anni a questa parte e ciò deriva proprio dal calo crescente dell’affluenza alle urne. Già il 2013 ha segnato profondamente in negativo la politica italiana, là dove avrebbe dovuto fiorire rigogliosa la rinascita di questo Paese: come esempio lampante, dopo 5 anni, il centrodestra festeggiò i propri 10 milioni di voti, pur considerando che nelle elezioni precedenti all’anno scorso ne aveva 17 milioni.

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Sempre alle Amministrative 2013, il PD accolse con entusiasmo l’esito che vedeva ancora il governo Letta come innovazione verso un roseo futuro per l’Italia, ma (e non è un caso) molti dissero che il partito fu “miracolato“. Di fatto, i suoi elettori furono molti di meno rispetto alle precedenti elezioni, eppure spesso capita che i politici considerino gli esiti del momento, senza valutare l’andamento progressivo del proprio indice di gradimento negli anni. Del resto, fu proprio durante quelle Amministrative che il M5S fu debellato a livello comunale, poiché Grillo perse molti dei consensi cittadini ed il motivo non fu un segreto nemmeno in quel caso. Che gli elettori siano diminuiti in gran numero, comunque, è un dato di fatto.

Infatti, gli stessi sondaggi effettuati all’inizio di questo mese hanno rivelato che (almeno nell’intenzione) gli italiani non avrebbero molto interesse nelle elezioni europee. Se, dunque, è vero che queste prime stime non sono del tutto affidabili, bisogna anche considerare la sfiducia che oggettivamente è andata facendosi largo sempre più nelle menti degli italiani. Del resto, i sondaggi mostrano anche che il nostro popolo non è affatto informato sui candidati provenienti dagli altri Paesi europei ed è anche per questo motivo che la lista del comunista greco Alexis Tsipras risulta una delle meno gettonate tra gli elettori. Poca acculturazione, dunque, e quella che c’è spesso sfocia nella tendenza a dare sostegno ed informarsi solo sull’unico partito che si è scelto: motivo, questo, delle molte critiche infondate, che di frequente vediamo smentite dalle controparti.

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Qualcuno nota anche strane coincidenze tra gli ultimi avvenimenti nella politica italiana e queste imminenti elezioni, come per quanto riguarda l’invito del Presidente della Repubblica a votare alle europee. “Andare a votare merita il nostro tempo ed il nostro sforzo. Con il nostro voto possiamo davvero influire sull’evoluzione delle politiche europee”, dichiara Napolitano. Addirittura, egli fa un richiamo alla disperata situazione politica vissuta dall’Ucraina, facendo appello alla volontà comunemente condivisa dai cittadini di potersi affidare ad una Comunità il cui obiettivo sia principalmente il mantenimento della pace tra gli Stati membri. Ironia della sorte, stando alla poca informazione di cui prima, gli italiani non dovrebbero aver percepito la gravità delle parole di Napolitano e questo anche per la cattiva diffusione che i media fanno delle notizie estere.

E’ comunque un messaggio del quale, va riconosciuto, non ci sarebbe bisogno se non si intuisse che la filosofia del “votare il meno peggio” non sta più funzionando in un’Italia che in pochi anni ha cambiato molti governi senza che al cittadino fosse concesso il potere che gli spetta: proprio quello elettorale. Addirittura, tuttavia, c’è chi afferma che gli 80 euro promessi da Renzi siano una mossa per ottenere maggiori consensi proprio alle imminenti europee. Di fatto, anche fosse così, la strategia dovrebbe funzionare almeno in parte, stando a quanto confermato dai sondaggi che finora hanno dato anche il M5S con una straordinaria previsione sui risultati.

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L’astensione è un diritto del cittadino, nonostante fino a qualche decennio fa essa comportasse la perdita della possibilità di voto (superate le 3 elezioni consecutive). C’è chi considera un segno di maggior coerenza l’astenersi dal votare, proprio perché si sente la responsabilità del proprio atto, qualora non si fosse abbastanza informati sulla politica o non si fosse trovato alcun partito affine alle proprie esigenze. Dal proprio canto, però, non è in errore chi considera il voto come l’opportunità di fare la differenza, per quanto possibile e soprattutto con gli strumenti che si hanno a disposizione. Non importa, dunque, cosa sceglierete di fare alle elezioni di domani, ma se sarà in sintonia con le vostre idee manterrete l’integrità che, ormai, l’Italia della corruzione e dell’opportunismo ha perso da troppo tempo.