Statale choc: tesi di laurea buttate nei cassonetti della plastica

tesi di laurea statale

Milano – Alcuni studenti dell’Università Statale hanno fatto oggi una spiacevole scoperta: dietro la sede del Dipartimento di Informatica in via Comelico sono stati ritrovati quattro cassonetti della plastica pieni di tesi di laurea, pronte per essere riciclate. Questi lavori risalgono al periodo che va dal 1983 al 1995 e tutti i fascicoli riportano in copertina la scritta: “Università degli studi di Milano – Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali – Corso di laurea in Scienze dell’Informazione”. Non è ancora chiaro se si trattassero delle copie conservate nell’archivio dell’Università oppure delle tesi di quei professori che hanno seguito gli studenti laureandi da relatori.

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La reazione di sdegno è racchiusa nelle parole di Luca, uno degli studenti che ha effettuato la scoperta: ”Avrebbero almeno potuto avvisare gli autori, anche perché farle stampare ha un costo e a molti avrebbe fatto sicuramente piacere poterne conservare qualche copia in più”. Inoltre, la Statale non è nuova ad episodi di questo genere. Già tre anni fa, nel 2011, un gruppo di studenti ha ritrovato tesi di laurea della facoltà di Scienze Politiche sul retro del dipartimento di Via Conservatorio, anche in questo caso pronte per essere cestinate. Prima di accatastarli in un cestino, sicuramente sarebbe stato opportuno riflettere sulla possibilità di riconsegnare gli scritti ai proprietari oppure distribuirli tra gli studenti più giovani.

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Non si è fatta attendere la replica dell’Università: “L’Ateneo conserva indefinitamente una copia di ogni tesi, di ogni grado e livello di studio nel proprio Archivio tesi, garantendone peraltro la pubblica consultazione se autorizzata dall’autore”. Poi la nota aggiunge, scendendo nel merito della questione: “Lo smaltimento delle copie cartacee in dotazione ai singoli docenti, relatori o correlatori, spetta a loro, che ne dispongono liberamente, anche valutando le non secondarie esigenze di razionalizzazione degli spazi a disposizione”.  Tuttavia, un minimo di buon senso forse non avrebbe guastato.