Roma-Juve, tifosi per De Sanctis, odio anti-Napoli: “Lavali col fuoco”

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Roma – E’ ancora oggetto di polemica tra la tifoseria lo spiacevole episodio che ha portato il supporter napoletano Ciro Esposito a rischiare la vita e l’ultrà romanesco Daniele De Santis ad essere arrestato per aver sparato all’avversario. Nonostante l’esame dello Stub abbia verificato l’assenza di polvere da sparo sulle mani di De Santis, garantendo che non sia stato lui a sparare, il pm ne ha chiesto la detenzione, come anche per i tre napoletani coinvolti. Proprio allo Stadio Olimpico, dove tutto ha avuto inizio il 3 maggio, ieri i tifosi della Roma non hanno mancato la loro partecipazione ad un clima già teso tra gli inquirenti e dei sospettati già poco collaborativi.

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Durante la partita Roma-Juventus di ieri, la tifoseria “compaesana” ha inviato a De Sanctis messaggi di sostegno tramite la diretta della partita calcistica. Sia un curva sud che nord, striscioni come Forza Daniele” e “Daje Danie’!” Nel punto esclamativo, poi, l’immancabile simbolo del fascio. La notizia sarebbe finita qui, se gli ultrà romaneschi non avessero deciso d’inveire ulteriormente contro i tifosi napoletani. Questa scelta, soprattutto in una partita in cui del Napoli non v’è traccia, si riferisce chiaramente all’episodio che coinvolge Esposito e De Santis.

Quasi come se si trattasse di una lotta di portata nazionale tra le due tifoserie, gli ultrà della Roma non hanno risparmiato colpi: “Napoletano infame” è stato oggetto di uno striscione. “Odio Napoli” e la classica “O Vesuvio, lavali col fuoco” sono stati i cori che i tifosi romaneschi hanno intonato nella seconda parte della partita. Nel primo tempo, invece, un vero e proprio sciopero tifo per solidarietà con De Sanctis. Esempi di quanto la tifoseria stia diventando un problema sempre più serio in Italia ed i casi anche tragici che riguardano quest’ambito non sono affatto pochi.

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Addirittura, un professore inglese che ha studiato a lungo la nostra storia e la nostra società afferma che quest’andazzo non cambierà proprio mai. A buon diritto, per giunta, dato che per cambiare un fenomeno così vasto e “carico” si dovrebbe cambiare anzitutto la mentalità delle migliaia e migliaia di italiani che lo attuano volontariamente. Un’impresa quasi impossibile, almeno nel breve termine, se si pensa che questi fenomeni sono solo la punta di un iceberg dalle fondamenta ben più radicate.