Genova, Polizia scopre giro di baby prostituti. Si vendevano sul web

baby prostituti

Genova – La Polizia Postale di Genova ha intercettato e fermato un giro di baby prostituti che avveniva sul web. I baby prostituti sono ragazzi di un’età compresa tra i 13 e i 17 anni, e vendevano il loro corpo a pedofili che li contattavano in chat su siti di incontri per soli uomini.  Dopo il primo approccio, l’incontro tra baby prostituti e clienti pedofili avveniva, di solito, in un bilocale nel quartiere di San Martino, a due passi dall’ospedale regionale. Gli incontri, potevano inoltre avvenire anche in alberghetti e cinema a luci rosse sparsi per tutta la città. I baby prostituti coinvolti sono cinque, accettavano di prostituirsi per 30€ per un rapporto di breve durata, se invece l’incontro con il cliente durava a lungo, il prezzo saliva anche fino a 150€.

L’indagine della Postale sarebbe partita alcune settimane fa dopo il caso di una ragazzina di Genova che si prostituiva in rete per guadagnare qualche soldo extra imitando la vicenda delle due studentesse di Roma. Nel corso delle indagini gli agenti della polizia avrebbero intercettato sul web, i messaggi dei baby prostituti. La Polizia Postale ha iscritto nel registro degli indagati venti clienti, la cui età andava dai 40 ai 60 anni, alcuni sono omosessuali dichiarati, altri padri di famiglia con moglie e figli. I venti indagati sono accusati di favoreggiamento alla prostituzione minorile, e alcuni di loro sono anche indagati per violenza sessuale. Infatti, da alcune conversazioni avvenute in chat, sarebbe emerso che ad un ragazzino sarebbe stato offerto dell’alcol durante un incontro. Una volta ubriaco, il baby gigolò avrebbe subito una violenza sessuale da parte del cliente pedofilo.

I pedofili avevano delle esigenze precise. Nella chat per soli uomini in cui avveniva il primo incontro virtuale con i baby prostituti, un cliente ha scritto che voleva “carne fresca“. Nel fascicolo sul tavolo del pm Piercarlo Di Gennaro tra le decine di sms, trascrizioni di telefonate e messaggi scambiati via internet, anche i post con linguaggio in codice per indicare che tipo di prestazione sessuale sarebbe dovuta avvenire durante l’incontro.  Ad esempio, “Bottom” significa la preferenza di un ruolo passivo nell’incontro con il cliente; “Top” indica invece chi vuol essere attivo.