Dal Mar Rosso al Mediterraneo: ecco i pesci che ci hanno invaso

Pesci "alieni" nel Mediterraneo, ecco quali sonoLe conseguenze del riscaldamento globale sono sempre più preoccupanti, e in questo caso molto vicine alle nostre coste. Sempre più di frequente, nelle acque del Mediterraneo si incontrano specie “aliene” di pesci, che arrivano dal Mar Rosso. Molti di questi sono pericolosi, e in alcuni casi mortali, per l’uomo, ma anche per la fauna marina locale, che non è preparata a questa invasione. Il mutamento del clima quindi sta già causando disordini in natura, anche se spesso non vengono considerati veri e propri campanelli d’allarme.

Tra le specie pericolose che sono arrivate sulle nostre coste ci sono il pesce scorpione (Pterois Miles) e il pesce palla argenteo (Lagocephalus Sceleratus), entrambi pericolosi per l’uomo: il primo è velenoso mentre il secondo è tossico. Due piccoli esemplari di squalo tigre (GAleocerdo Cuvier) sono stati catturati dalle reti di alcuni pescatori nordafricani, mentre altri sono stati avvistati da alcuni subacquei nelle vicinanze delle nostre coste. Fino a pochi anni fa, queste specie erano “confinate” nelle acque del Mar Rosso ma ora nuotano liberamente tra il mar Adriatico e lo Ionio, le coste libiche, greche e turche. Il Mediterraneo si sta quindi popolando di specie “nuove”, ed è proprio questa loro diversità a renderle ancora più pericolose. Il pesce scorpione ad esempio, è velenoso anche parecchie ore dopo la sua morte ma questo è un dettaglio ignoto alla maggior parte dei bagnati, che vedono solamente un pesce dall’aspetto magnifico.

In base agli avvistamenti fatti finora, nel Mediterraneo sono arrivate 115 nuove specie di pesci, 130 di molluschi, alghe e crostacei. Un’invasione vera e propria che non solo può rivelarsi pericolosa per l’uomo ma anche per la fauna locale, che si è trovata impreparata di fronte alla massiccia invasione. Il “colpevole” di questa migrazione clandestina sembra essere il canale di Suez, che ha raddoppiato il traffico navale, ma a quanto pare anche quello della popolazione marina. Già nel gennaio 2015, l’Unione Mondiale per la Conservazione della Natura (LUCN) aveva richiesto di vigilare maggiormente sull’ampliamento del canale adottando misure per minimizzare questa migrazione. Richiesta che sembra non aver portato a nessun risultato.