Dieta vegana: aumentano i bambini in pericolo di vita

Dieta vegana

Sono in aumento in Italia i bambini di pochissimi mesi che risentono della dieta vegana della madre che, avendo eliminato dalla propria alimentazione gran parte dei nutrienti fondamentali, durante la gravidanza e in fase di allattamento non riesce a fornire al figlio l’apporto vitaminico indispensabile per una crescita normale e sana.

A lanciare l’allarme sono i pediatri, che hanno constatato un aumento sensibile di bambini portati in ospedale per mancanza di vitamina B12, presente in carne, pesce, uova e latte. L’assenza della vitamina B12 comporta pericoli estremamente gravi, poichè compromette la formazione dei neuroni, causa disturbi psicomotori e l’anemia. Il dottor Alessandro Ventura, direttore dell’ospedale Burlo Garofolo di Trieste, ha riferito di ben tre lattanti ricoverati per carenza di B12. La causa era la medesima: le madri li allattavano al seno e seguivano una dieta vegana.

I danni più seri, inoltre, riguardano lo sviluppo del cervello. Questo può significare che il bambino non reagisca agli stimoli, come ha riscontrato il dottor Ventura in uno dei suoi casi. La diagnosi spesso non è chiara da subito, ed è necessario ricorrere a numerosi esami. Purtroppo le conseguenze della dieta vegana nei più piccoli stanno iniziando ad essere sempre più numerose, e più facilmente riconoscibili.

Uno dei primi casi era emerso nel 2005 a Milano – in cui è stato anche da poco aperto il primo asilo nido completamente vegano – col ricovero di un bimbo di 10 mesi che mostrava sintomi quali movimenti involontari, difficoltà respiratorie e problemi muscolari. Il cervello presentava anche i preoccupanti segni di un’atrofia diffusa. Non è stato del tutto sufficiente nemmeno il ritorno ad una dieta normale: dopo anni dalla diagnosi, nel bambino c’erano ancora segnali di un ritardo psicomotorio. Un caso simile di ritardo psicomotorio si è verificato recentemente anche a Trieste, in cui non si è riconosciuto subito il problema legato alla dieta vegana. Solo dopo il ricovero in pronto soccorso dopo una serie di sincopi e svenimenti si è compresa la causa.

Sebbene nella maggior parte dei casi i genitori acconsentano ad adottare una dieta diversificata, a volte è necessario addirittura ricorrere ai tribunali. Il direttore di pediatria all’ospedale Meyer di Firenze Massimo Resti, che l’anno scorso ha avuto in cura un bambino di 11 mesi incapace di stare seduto. “Spesso i genitori sono in buona fede e correggono la dieta”, spiega Resti, “ma ci capita di dover segnalare dei casi al giudice, il quale può arrivare a chiedere a un assistente sociale di essere presente ai pasti “.

Sembrerebbe lapalissiano dire che la scelta di una specifica dieta fatta da un adulto in piena libertà non debba essere imposta con tanta disinvoltura anche ai bambini, dal momento che un’alimentazione restrittiva per definizione non fornisce tutti i nutrienti. Come era prevedibile, iniziano a vedersi le conseguenze, e sono proprio i bambini a fare le spese delle scelte errate dei genitori, tanto da rischiare la vita a pochi mesi o da avere comunque complicazioni rispetto a chi ha sempre seguito una dieta normale.