Terroristi arrestati in Italia, ecco dove volevano colpire

Terroristi jihadistiLecco, Milano, Varese: sono queste le città dove i carabinieri del Ros e gli agenti della Digos hanno arrestato nella giornata di ieri sei persone accusate di essere dei terroristi. Gli indagati sono dei marocchini con la cittadinanza italiana. Tra i loro obiettivi, vi era proprio l’intenzione di colpire l’Italia. I jihadisti stavano pianificando degli attacchi terroristici a Roma, più precisamente contro il Vaticano e l’ambasciata di Israele.

E’ stata un’importante operazione di antiterrorismo quella svolta dalle forze dell’ordine italiane; è la prima volta che il nostro territorio viene minacciato da attentati voluti personalmente dal Califfato. Manuela Cannavale, gip di Milano, ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare nel carcere per i sei terroristi estremisti. Si è anche scoperto che due di loro sono dei latitanti. L’accusa è quella di “associazione con finalità di terrorismo internazionale”. Questo intervento, ha dichiarato il ministro dell’Interno Angelino Alfano, “è la prova che l’allerta è alta ma è anche la prova che è alta la nostra attenzione”.

Tra i sei arrestati, vi sono Moutaharrik Abderrahim, 24 anni, noto kickboxer di un certo livello che andava spesso sul ring indossando la maglietta nera di Daesh, e sua moglie Salma Bencharki, di 26 anni. I due coniugi, entrambi con cittadinanza italiana residenti in provincia di Lecco, stavano progettando un viaggio per raggiungere la Siria, insieme ai loro figli di 2 e 4 anni, con l’intento di unirsi al Califfato. Alla coppia si sarebbero dovuti unire anche Abderrahmane Khachia, 33 anni, marocchino e residente in provincia di Varese, e il fratello di Oussama Khachia, un foreign fighter espulso nel gennaio 2015 e di cui è stata attestata l’uccisione in combattimento in Siria. Fermati anche Mohamed Koraichi, 32enne andato in Siria lo scorso anno con la moglie Alice Brignoli, 39 anni, entrambi destinatari dell’ordine di custodia ma latitanti.

Gli investigatori del Ros e della Digos, coordinati dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli e dai pm Francesco Cajani ed Enrico Pavone, stanno analizzando del materiale informatico, tra cui pc e smartphone, sequestrato ai terroristi durante il blitz di ieri.