Palermo, arrestato l’aggressore di via Fiume. Grave la vittima

L'aggressore attraversa via Maqueda impugnando la pistola. PALERMO – E’ stato arrestato l’uomo che nel pomeriggio di sabato 2 aprile ha sparato a Yusupha Susso, 21 anni, originario del Gambia. L’aggressore è un pregiudicato, Emanuele Rubino, 28enne di Ballarò, fermato con l’accusa di tentato omicidio, già noto alle forze dell’ordine per reati minori. Il capo della squadra mobile Rodolfo Ruperti, in conferenza stampa, parla di “fatto allarmante” data la dinamica dell’aggressione che sarebbe avvenuta per futili motivi secondo quanto raccontato da due testimoni, amici della vittima e suoi connazionali, anche loro coinvolti nella triste vicenda. I tre percorrevano le vie del centro quando sarebbero stati urtati da un ragazzo che viaggiava a bordo di uno scooter invitato, da questi, a prestare maggiore attenzione. Invito che, stando ai fatti, non sarebbe piaciuto al giovane il quale in pochi istanti raduna altri ragazzi del posto, almeno sei, tra cui Rubino.

Partono gli insulti, poi qualche spintone, sino ad arrivare alle mani, anche Susso reagisce scatenando la rabbia del suo aggressore che si allontana per tornare, poco dopo, armato di pistola. Rubino spara, il proiettile colpisce alla testa il ragazzo che crolla a terra privo di sensi. A confermare la ricostruzione degli investigatori ci sono anche le immagini di alcune telecamere che immortalano l’aggressore mentre, pistola alla mano, percorrere la centralissima e affollata via Maqueda prima di raggiungere via Fiume dove è avvenuto l’agguato. “Non c’è nessun movente di tipo razziale dietro l’aggressione ma solo la volontà di Rubino di imporre il suo dominio sul territorio” ha chiarito il questore di Palermo, Guido Longo.

Trasportata all’ospedale “Civico” di Palermo, la vittima si trova ora in coma farmacologico e non ha perso la vita, anche se le sue condizioni sono molto gravi e la prognosi resta riservata. Incredulità e sconcerto tra i suoi amici e tra chi lo conosceva. Tra i tanti, Sergio Petrona Baviera che gli dedica un lungo post su Facebook dove lo descrive come un bravo ragazzo felice di vivere in Italia, raggiunta tre anni fa a bordo di un gommone. Qui aveva potuto coltivare le sue passioni: il canto, il calcio e lo studio e già collaborava con il tribunale come mediatore linguistico poiché conosce cinque lingue. “Hanno deciso di non fuggire ma di affermare la propria dignità” sottolinea in una nota l’avvocato Vincenzo Gervasi, difensore di Susso. Per Rubino, detenuto presso la casa circondariale “Pagliarelli”, si attende la convalida del fermo.