“Genesi” di Salgado: tornare alle origini per un futuro migliore

Genesi cIl progetto fotografico di Salgado, “Genesi”, è in mostra a Palazzo Ducale a Genova. Tra bellezza e riflessione, una visita è d’obbligo! “Genesi” di Sebastião Salgado è un viaggio in bianco e nero alla ricerca delle nostre origini. Percorrendo le varie regioni del mondo, dai ghiacci dell’Antartide e della Patagonia ai deserti dell’Africa, dalla foresta amazzonica alle fredde distese dell’Alaska, si intravedono ancora le tracce di quella purezza primigenia e di quell’equilibrio tra uomo e natura che oggi sembra essere andato perduto. Da non perdere, dunque, la mostra che fa tappa al Palazzo Ducale di Genova fino al 26 giugno.

Salgado rivela attraverso i suoi scatti maestosi spettacoli naturali, come la difficile navigazione tra gli iceberg, e luoghi dominati interamente da pinguini, albatri, leoni marini. Ferma in un’immagine la maestosità delle balene, con le loro eleganti code e lo sguardo languido che fa capolino dall’acqua, mentre si sposta dalle Isole Falkland alle Isole Sandwich per poi giungere alla penisola antartica. Nella seconda sezione risale verso l’Equatore, portandoci tra le Galapagos e la Nuova Guinea. Qui convivono specie a rischio di estinzione come la tartaruga gigante, una volta considerata cibo prelibato dai navigatori, otarie e iguane marine assieme oltre cento razze diverse di lemuri e ben sei diversi tipi di baobab. Qui è presente anche l’uomo, ma a trenta metri di altezza: l’affascinante tribu dei Korowai, infatti, vive su case costruite sugli alberi. La tappa successiva è un’intramontabile Africa, regno di animali selvaggi come i grandi elefanti, i gorilla di montagna, le tigri, le giraffe, ma anche di mandrie di bovini addomesticate. Impossibile non rimanere ammaliati dalle popolazioni etiopi che ancora conservano le usanze di dipingere il proprio corpo e portare il piatto labiale o provare pena per i boscimani che, allontanati dal loro territorio di origine, sono costretti a vivere grazie al sostegno del turismo. Anche nel “polmone verde del mondo”, ovvero la foresta amazzonica, nonostante sia continuamente minacciato da l’espansione distruttiva dell’uomo, si trovano ancora popoli primitivi dediti alla caccia, come gli Zo’é che prediligono la carne di scimmia e i Kamayurà che durante la celebrazione dello Yamurikuma lasciano il potere alle donne. Infine, l’ultima parte del viaggio è una difficile e splendida traversata sotto le bufere di neve del nord del mondo.

Dopo aver visto le splendide immagini catturate da uno dei più importanti fotografi contemporanei, si esce con occhi nuovi, più innamorati del proprio pianeta, più consapevoli. Questo progetto, infatti, vuole anche denunciare tutti i danni che vengono causati ogni giorno e risvegliarci dall’indifferenza: bisogna preservare queste piccole oasi ancora incontaminate. L’organizzazione no-profit Instituto Terra ha piantato due milioni di alberi di circa trecento specie diverse in Brasile. “La riforestazione è solo uno dei modi per far girare all’indietro le lancette del tempo […]: con gli alberi piantati possiamo respirare meglio e nutrire speranze per il futuro del nostro pianeta” (Lélia Salgado).