MBT determina la capacità di filtro dell’attenzione selettiva

attenzione

Esercitare poco la memoria a breve termine (MBT) può renderci incapaci di mantenere l’attenzione in presenza di distrazioni: lo ha dimostrato uno studio canadese basato sull’uso dell’elettroencefalogramma (EEG). Questo strumento viene principalmente usato per verificare l’attività elettrica del cervello durante determinate attività, è stato scelto dall’autore John McDonald ed il dottorando John Gaspar della Simon Fraser University per verificare il livello di prestazione della working memory dei partecipanti. Dunque, innanzitutto essi sono stati sottoposti all’applicazione sulla propria testa degli elettrodi tramite cui registrare la loro attività cerebrale, dopodiché hanno dovuto effettuare un semplice compito che coinvolgeva la memoria di lavoro. Esso consisteva nel ricordare l’ordine in cui venivano disposte delle scatole di diverso colore, come nel famoso gioco del memory: maggiore è la prestazione a questo tipo di attività, migliore risulta la capacità di ricordare.

Verificata queste funzione cognitiva, gli studiosi hanno cercato il nesso causale con l’attenzione selettiva, che è specializzata nel focalizzare l’attività cerebrale solo sugli elementi rilevanti, ignorando i distrattori attraverso un preciso meccanismo di soppressione. Per farlo, è stato comparato quanto emerso dalle EEG con le prestazioni ottenute nel compito somministrato, con risultante una correlazione tra basse capacità di memoria di lavoro e scarsa attenzione selettiva, stessa correlazione in caso di elevata capacità di working memory e di soppressione dei distrattori. Secondo gli autori, ciò avviene a causa di un meccanismo di filtraggio delle informazioni recepite, scarso nel primo caso, che comporta a sua volta un’incapacità di riconoscere gli elementi rilevanti nel contesto quando è richiesta la concentrazione su di essi.