Placare i pensieri: quando la ricerca della serenità causa stress

stress

Lo stress non va eliminato, ma affrontato con i mezzi più efficaci: quando il desiderio di evitarlo è di per sé stressante, ecco come fare. Al giorno d’oggi avere una vita frenetica è la norma, ma la serenità non va cercata necessariamente nell’assenza di stress e per comprenderne il motivo bisogna tornare a monte del problema. Spesso pensiamo che tra elementi correlati ci sia necessariamente una relazione causale, in parole povere se A precede B, ne è la causa. Questo tipo di logica ci porta a decidere che vada rimosso il fenomeno A, mentre non ci preoccupiamo di altre variabili in gioco, che nel caso dello stress sono le strategie di risposta allo stesso. Ciò vuol dire che non va per forza eliminato il carattere più o meno dinamico della propria vita, rinunciando a tutta una serie di sfide e realizzazioni personali, ma bisogna agire sul processo subito antecedente al fenomeno B, ovvero l’esaurimento provato da chi viene sopraffatto dallo stress. Tale elemento può essere quindi visto in un’ottica costruttiva, come occasione di autodeterminazione, di successo, anche perché non sempre si può abbandonare gli impegni sociali, personali o lavorativi per dar respiro alla mente. Sul piano lavorativo questo discorso ha particolare importanza, in quanto uno degli esiti più gravi ed anche più comuni dello stress è la Sindrome del Burnout, che comporta uno svuotamento della persona in quanto incapace di vivere i propri stati d’animo.

I processi che mediano tra causa ed esito sono vari, ma il principale è rappresentato dal coping, con il quale s’intendono le strategie con cui la mente risponde a stimoli esterni, incessanti e opprimenti nel caso dello stress. Alcune conseguenze di quest’ultimo rientrano nella sfera della somatizzazione e non derivano per via diretta da strategie di coping inefficienti, ma la correlazione tra essi è ancora non ben definita. Invece, quest’importante risorsa cognitiva conscia permette di abbattere i pensieri classici di chi si vede in una situazione stressante, valutazione che deriva da un paragone costi-benefici della situazione. Il soggetto valuta quanto le richieste ambientali o proprie superano le risorse a disposizione e giudica la propria capacità di superare questo gap. Tali pensieri, se non si è in possesso delle strategie giuste per far fronte al compito, possono diventare ossessivi: si tratta della classica razionalizzazione a cui ricorre la persona stessa per abbassare il proprio senso di stress ed esaurimento emotivo. In altre parole, anche la necessità di rasserenarsi diventa un chiodo fisso ed un circolo vizioso dal quale è difficile uscire.

È una fortuna che la nostra mente possa ingegnarsi da sé nella ricerca di nuove soluzioni alle proprie difficoltà, infatti è possibile modificare le proprie risposte di coping per evitare che questi pensieri risultino invalidanti. Un primo modo è la loro stessa origine: la razionalizzazione del problema, comprendere che ciò che sta accadendo al nostro interno è dovuto a noi stessi, anche se percepiamo questi pensieri come esterni e agenti attivi nella nostra vita. Senza dubbio, abbandonare il bisogno di avere sotto controllo il fenomeno stressante è la via giusta e comporta anche l’abbandono dell’ossessività nei suoi confronti. Se necessario, un buon metodo è guardare se stessi dall’esterno: nel momento di massimo stress, agire come consiglieremmo di fare ad un amico o parente, addirittura autoincoraggiandosi e monitorando da sé il proprio livello di ansia giornaliero. Sono compiti che possono risultare gravosi per chi già non esercita la propria capacità d’introspezione, poiché implicano anche la presa di posizione di fronte ai propri limiti, fronteggiare la paura di non farcela, il dialogo interiore che non sempre viene incoraggiato durante lo sviluppo. Ciò che può prevenire uno svuotamento emotivo è l’autoimposizione di allontanare i pensieri stressanti, in quanto tale violenza non fa che aggravarli, oltre alla loro ridicolizzazione, che innesca l’autocommiserazione e scoraggia una possibile alleanza con se stessi nell’ambito della reazione allo stress più efficace.