Brexit, l’UE pressa Cameron perché “sveli le sue carte”

Pressione su Cameron per timori Brexit

I rinegoziati della relazione tra Regno Unito e l’Unione europea in vista di un futuro referendum britannico sul continuare a far parte o meno all’UE, avranno poco spazio in occasione del vertice tra capi di Stato e di governo europei che si terrà oggi a Bruxelles. Il tema di una possibile Brexit sarà sollevato con due linee, nel capitolo intitolato “altro”, nelle conclusioni, con la promessa di una discussione più approfondita verso la metà di dicembre. Il primo ministro David Cameron è molto atteso dai suoi pari, che non nascondono impazienza e un po’ di preoccupazione per la possibilità di una Brexit.

Il conservatore Cameron non ha ancora svelato ufficialmente le sue carte, la lista delle sue rivendicazioni, e i suoi omologhi ritengano che ormai sia il momento di agire. “Aspettiamo, noi non abbiamo niente da chiedere, siamo pronti a tutto”, commenta un diplomatico, che ironizza: “Un’Europa che funzioni meglio e assicuri la crescita? Siamo a favore!”

Mercoledì 14 ottobre a Strasburgo, Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione europea, ha confermato che le discussioni sulla Brexit, fino ad oggi, non hanno portato a grandi progressi, poi ha puntualizzato che “bisogna essere in due per ballare il tango”. Gli Europei vogliono una “lista dei desideri esaustiva e precisa per non moltiplicare gli avanti-indietro”, secondo quanto precisano diversi diplomatici. Un esperto ha dichiarato: “Non possiamo accontentarci dei discorsi di Cameron o di George Osborne. Nessuno dei diplomatici inglesi che incontriamo ha mandati per negoziare la Brexit”.

Gli esperti hanno esplorato le implicazioni, soprattutto giuridiche, dei temi sollevati dagli Inglesi, suggerendo la possibilità che richiedano un cambiamento della legislazione europea, ovvero dei trattati. Anche se non sono emersi molti particolari, le rivendicazioni inglesi sono note a tutti: i tecnici sono alle prese con le direttive dei “lavoratori distaccati”, con il ruolo dei parlamenti nazionali, che Cameron vorrebbe fossero dotati di diritto di veto sui testi europei, e con la questione della competitività.