Grexit, parla Roubini: “Austerità non è soluzione”

Grexit RoubiniI tentativi di sdrammatizzare e di rassicurare i cittadini dei Paesi Ue non mancano sull’ipotesi del Grexit, il che dovrebbe dare un’ulteriore prova di quanto sia fragile l’Unione europea e i principi su cui si fonda. A farlo notare non è qualche voce di opposizione che sta speculando sulla vicenda della Grecia, ma una delle voci più autorevoli in campo economico, Nouriel Roubini, il quale già da tempo ha più volte sollevato perplessità sull’operato dei governi, ciecamente presi dall’ottica dell’austerità, così come imposto dai vari trattati su cui si fonda la Ue.

Roubini ha infatti notare che il grexit è un rischio troppo grande per tutti i Paesi europei, in quanto l’uscita di un membro della Ue non è contemplato dagli stessi trattati che allo stato attuale però non gli offrono una via di uscita. Quando al momento del clou della crisi, Fmi e Bce, con la troika, stabilirono le condizioni del prestito necessario per dare respiro alle casse statali, e poi lo accordarono, erano perfettamente a conoscenza del fatto che il paese ellenico non sarebbe stato in grado di rispettarle. E chi mai darebbe dei finanziamenti a cattivi pagatori, a meno di ragioni di grande rilevanza?

Se infatti si dovesse verificare il Grexit nessuno può prevedere con esattezza quali sarebbero le conseguenze, di contro Italia e Spagna ancora non si sono allontanate da una situazione di grande debolezza e vulnerabilità, soprattutto considerato che le tappe coperte fin qui sono state incentrate sulla pressione fiscale e non sulla vera ripresa economica. Da qui, secondo Roubini, l’obbligo di dover poi mettere mano nuovamente a quei trattati, fino a poco tempo fa inviolabili, per poter “misurare” le eventuali possibili situazioni di uscita di altri Paesi Ue, avvallando di fatto un precedente e un percorso molto complesso e pericoloso.

Quindi Roubini, che rimette a Mario Draghi le armi necessarie per poter affrontare questa ennesima crisi, potendo anche aggirare le resistenze della Germania, giunge alla conclusione che qualsiasi sia l’esito del referendum in Grecia, ne verrà fuori una Ue diversa, ma non necessariamente migliore o più forte.