Un “tweet” inguaia Gasparri: denunciato da un professore

Gasparri

 

Chi di Twitter ferisce, di Twitter perisce. Sta assumendo contorni “apocalittici” la passione di Maurizio Gasparri per il noto social network. Il politico non ha peli sulla lingua e, conscio della brevità dei messaggi che possono essere postati sul portale, spesso si lascia andare ad una “compilation” di complimenti al vetriolo indirizzati al malcapitato di turno. Da Fedez a Mara Carfagna passando addirittura per Puffo Brontolone, Gasparri non risparmia proprio nessuno: persino il direttore della nostra testata fu passato alle armi di Twitter del furioso Gasparri, che parlando di Primavera Araba accusò Nicolò Di Leo di essere uno “sporco razzista”.

“IGNORANTE”. Questa volta, però, Gasparri ha trovato sulla sua strada fatta di tweet velenosi il professore Riccardo Puglisi, docente di Economia a Pavia, che non ha voluto darla vinta al politico. I due avevano dibattuto via Twitter sul ruolo dell’ex Presidente della Repubblica Ciampi nella lotta alla mafia e sulla questione della cara, vecchia lira. Puglisi aveva difeso Ciampi, sostenendo che il suo operato era stato tutto sommato encomiabile: un’onta gravissima per Gasparri, che ha apostrofato il rivale con epiteti quali “ignorante” e “presuntuoso”, concludendo la sua filippica cinguettante con: “Fai vomitare”.

Il dibattito risale al 2013, ed era stato proprio Maurizio Gasparri a minacciare querele, agli albori della vicenda. Il politico aveva poi prontamente fatto “dietrofront”, scusandosi persino per i toni pesanti indirizzati al docente. Puglisi, però, ha deciso di ricorrere alle vie legali, rivolgendosi al Giudice di Pace. Risultato? Se condannato, Gasparri rischierebbe sino a sei mesi di reclusione ed il pagamento di una multa di 516 euro al professore per il reato di ingiuria.

“PAZZESCO”. Interpellato sull’assurda vicenda – un vero e proprio precedente in materia di diffamazione per mezzo Twitter – Gasparri ha replicato con veemenza: “E’ pazzesco, è una fesseria sesquipedale, son cose ridicole, fanno ridere i polli“. E a chi lo apostrofa come un “cyberbullo”, il politico risponde così: “Io replico a chi mi molesta e mi insulta. Ogni tanto ci sta che rispondo. Ma il rapporto è di uno a mille – e prosegue – Se va avanti questa inchiesta, chiederò che si facciano processi per tutti quelli che mi hanno insultato finora. Potrei campare di rendita con tutte le offese che ho ricevuto. Non l’ho fatto finora, ma se è così, ne faccio un caso. E vediamo come finisce”. I cinguettii di guerra sono appena all’inizio.