Jobs Act, licenzia a Milano e assume al Sud: il caso Call&Call

Jobs Act Call&Call

Licenziare tutti i dipendenti e assumerne altri, sfruttando le agevolazioni fiscali del Jobs Act: il caso Call&Call rischia di aprire una nuova, drammatica strada. Quella che tutti i sindacati temevano. Infatti, i dirigenti del call center Call&Call hanno chiuso lo stabilimento di Cinisello Balsamo, mandando a casa 186 dipendenti. Contemporaneamente, la Call&Call ha assunto nuovi lavoratori negli stabilimenti in Calabria, approfittando degli sgravi fiscali previsti dal Jobs Act. Il risultato? Un duplice vantaggio per l’impresa: assumere giovani con contratti meno costosi e più flessibili e ottenere dal governo agevolazioni fiscali.

IL CASO – La Call&Call Milano Srl è un’impresa di call center, che si occupa dei servizi di customer care per tre importanti società finanziarie e bancarie italiane: Ing Direct, Agos Ducato e Fiditalia. E’ stata fondata nel 2002 e ha sede legale a Cinisello Balsamo. Dal cuore della Lombardia la Call&Call ha aperto stabilimenti su tutto il territorio nazionale: 2.500 dipendenti e 57 milioni di fatturato annuo. Tuttavia, lo scorso 10 aprile la società ha sfruttato le nuove disposizioni del Jobs Act: il Consiglio di Amministrazione, infatti, ha aperto la procedura di licenziamento collettivo per lo stabilimento di Cinisello Balsamo. Nel frattempo, ha assunto in Calabria nuovi dipendenti con il contratto a tutele crescenti e sfruttando gli sgravi previsti dal Jobs Act.

Ma come può la Call&Call licenziare a Milano e contemporaneamente assumere in altre zone di Italia? Lo spiega Adriano Gnani della Uil: “Il sistema sta in piedi perché Call&Call ha costituito più società, come in un gioco di scatole cinesi: c’è Call&Call Milano srl, Call&Call La Spezia srl, Call&Call Lokroi srl”. Così, la singola società di Milano può risultare in perdita e, per questo, può attivare la procedura di licenziamento collettivo. “Colpa dei costi eccessivi del lavoro, secondo l’azienda. Questo nonostante lo stipendio medio degli operatori sia sui 1.200 euro mensili, che però con i nuovi assunti possono scendere a 1.000”, conclude Adriano Gnani.