Europa alla prova immigrazione: tra Isis e aiuti umanitari

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Quello dell’immigrazione è un tema profondo che, proprio per la sua delicatezza e criticità, deve essere affrontato con le giuste “pinze”. Il numero di migranti dalle coste africane (in particolare dalla Libia) è in esponenziale aumento: fame, miseria, guerra, la minaccia dell’Isis sono solo alcuni dei motivi che spingono migliaia di persone ad imbarcarsi per l’Italia. E se fosse giunto il momento di bloccare l’immigrazione? Questo è il grido dei leader di Lega Nord e Fratelli di Italia: chiudere le frontiere. Tuttavia, non esistono confini fissi e invalicabili. Nè da un punto di vista geografico, nè da un punto di vista ideologico: le culture sono, per loro stessa definizione, dinamiche. Non solo un’identità culturale si definisce in negazione rispetto ad un’altra (noi siamo in quanto diversi dall’altro), ma la nostra stessa cultura si evolve integrandosi con elementi tratti da altre culture, secondo un processo di assorbimento e di rifiuto di usi, costumi, tradizioni di altre società. Che cos’è l’Europa? Fin dove si estende? Popoli come quello turco ne fanno parte? Questo è solo un esempio di come la differenza culturale sia tutt’altro che rigida e assoluta. Rispedire in Africa chi cerca la propria salvezza imbarcandosi in condizioni pietose verso l’Italia, non ascoltare la loro disperazione e il loro grido di dolore sarebbe un errore. Tuttavia, considerando la minaccia dell’Isis per cui integralisti islamici potrebbero raggiungere l’Italia imbarcandosi con i fuggitivi, sarebbe un pericolo accogliere tutti senza i dovuti controlli. Il filo è sottile e il rischio che si spezzi è molto elevato. Quali soluzioni al fenomeno dell’immigrazione? Rivolgersi all’Europa. Con maggiore insistenza e caparbietà, perché un’istituzione sovranazionale che mira a creare l’unione politica del Vecchio Continente non può far finta di niente. Non può voltare le spalle alle migliaia di persone che scappano dalla guerra e non può non aiutare le istituzioni italiane. Il programma europeo di Triton è solo un primo, piccolo passo. Bisogna fare di più: è necessario che tutti gli stati europei siano pronti a salvare vite umane e ad accogliere migranti, promuovendo una politica di integrazione e di rispetto reciproco. Tuttavia, l’attenzione deve restare alta: un conto è salvare persone disperate in cerca di soccorso, un altro accogliere fanatici religiosi, pronti ad uccidere in nome di Allah. In secondo luogo, sarebbe importante aiutare e soccorrere i cittadini africani a casa loro, senza che essi siano costretti a fuggire e ad abbandonare la propria terra. Tuttavia, gli equilibri istituzionali all’interno degli Stati Africani sono fragili e il mondo Occidentale non si può permettere di imporre il proprio modello politico, scontrandosi con il contesto socio-culturale del Nord Africa. Tutto ciò rappresenta un secondo filo sottile: aiutare i civili, senza sovrastarli e affermarsi, perché proprio questo porta alla nascita di nuove tensioni e fondamentalismi. Guerra e violenza non fanno altro se non accrescere guerra e violenza. È la sfida dell’Italia, dell’Europa e di tutta la civiltà Occidentale.

Migranti libici a Lampedusa