Ebola, passi da gigante verso un vaccino

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Un vaccino contro l’Ebola è stato sperimentato sui macachi ed è in grado di garantire una protezione a lungo termine contro il virus: 10 mesi dalla prima somministrazione, contro le 5 settimane delle prove precedenti. L’annuncio arriva direttamente da uno studio a cui hanno partecipato numerosi ricercatori italiani: il vaccino rende immuni per il ceppo Zaire, responsabile dell’attuale epidemia africana, e potrebbe valere anche per il ceppo Sudan, responsabile delle epidemie avvenute negli anni passati. Al momento ancora non è possibile creare un vaccino utilizzabile sugli esseri umani, ma i risultati fanno sperare.

L’annuncio arriva direttamente da Nature Medicine con firma del National Institutes of Health (NIH) degli Stati Uniti, nel Maryland, e ricercatori provenienti da tutto il mondo di cui fanno parte l’università Federico II di Napoli, il Centro di Ingegneria Genetica (CEINGE) di Napoli e la Okairos, società specializzata in vaccini.

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Il vaccino utilizza il ChAd3 (virus del raffreddore dello scimpanzè, ndr) per una ragione ben precisa: l’utilizzo di un adenovirus umano, come l’rAd5, ha indotto ad immunoprotezione da Ebola nei macachi, ma molti esseri umani ne sono già stati esposti ed il loro sistema immunitario è preparato a neutralizzarlo. Di conseguenza, un vaccino basato su rAd5 non sarebbe efficace.

Per giungere al vaccino, i ricercatori hanno usato una vaccinazione prime-boost in cui viene introdotto il ChAd3 e, successivamente, un vettore differente: il MVA (modified vaccine Ankara). Hanno inserito all’interno del capside (involucro in cui viene trasportato il materiale genetico, ndr) frammenti di DNA dei due diversi ceppi di Ebola: Zaire, quello attualmente diffuso in Africa Orientale, e Sudan.

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I dati racconti hanno permesso di stabilire come il vaccino sia in grado di indurre nei macachi una protezione a lungo termine verso il ceppo Zaire, l’unico finora utilizzato per infettare gli animali. I ricercatori ammettono che il successo di tale sperimentazione consente di sperare nell’arrivo, in tempi brevi, di un vaccino utilizzabile anche sugli esseri umani.