Arizona, condannato impiega 2 ore per morire: è polemica

Arizona
Joseph Rudolph Wood, il detenuto condannato a morte in Arizona

Phoenix (Arizona) – Il dibattito sulla legittimità della pena di morte negli Stati Uniti è da sempre materia di dibattito mondiale. In molti hanno sostenuto il diritto di impartire l’ estrema “lezione” a chi si fosse macchiato di crimini efferati, cercando di mostrare anche ai più scettici in materia come l’ esecuzione di una condanna a morte possa impartire una morale significativa a tutti coloro che volessero, in futuro, scegliere la strada della criminalità. Chi ha, però, il diritto in Terra di scegliere come e quando privare un essere umano della propria vita? Superati – forse – i dilemmi etici riguardo alla filosofia spicciola dell’ “occhio per occhio”, resta la scelta del metodo di “somministrazione” della morte stessa al condannato.

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DUE ORE DI AGONIA. L’ iniezione letale è il metodo attualmente più utilizzato per privare un detenuto della propria vita. Esistono metodi più “umani” e, soprattutto, più rapidi ed infallibili di essa? Stando all’ ultimo caso di condanna choc registrato in Arizona, pare proprio di no. Nella giornata di ieri, a Phoenix, il condannato Joseph Rudolph Wood è andato incontro alla sua morte in una maniera tanto inaspettata quanto barbara. Wood, che si trovava nel Braccio della morte in Arizona dal 1989 per il duplice omicidio della sua fidanzata di allora e del padre di quest’ ultima, ha vissuto due autentiche ore di agonia prima di spirare, dopo la somministrazione di due sostanze “sperimentali” alternative all’ iniezione letale.

Alle ore 13:52 locali, Wood si è disteso sul lettino che avrebbe dovuto “ospitare” i suoi ultimi istanti di vita. Qualcosa, però, non è andato per il verso giusto. Al condannato 55enne sono stati somministrati midazolam e idromorfone, un mix di medicinali utilizzato una sola volta in Ohio. Il detenuto, allora, spirò in “soli” 13 minuti. Le cose per Wood, però, non sono andate così. Stando alle testimonianze del legale dell’ uomo Dale Baich, Wood avrebbe boccheggiato ed ansimato per ben due ore, prima di esalare l’ ultimo respiro. Erano le 15:49 quando il cuore del condannato Wood ha ceduto. I difensori dell’ uomo dell’ Arizona vogliono, però, vederci chiaro.

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BREWER: TUTTO LEGALE. “L’Arizona sembra essersi unita a parecchi altri Stati responsabili di un orrore totalmente evitabile”, polemizza l’ avvocato di Wood, che aveva chiesto di sospendere la pena per il suo assistito per conoscere appieno il cocktail di farmaci che sarebbero stati somministrati al suo assistito. La sua richiesta, però, era caduta nel vuoto: la Corte Suprema, infatti, aveva sciolto tutte le riserve, dando il “nulla osta” all’ esecuzione della condanna. Difende l’ operato dei funzionari del Braccio della morte in Arizona il Governatore repubblicano Jan Brewer, che tuttavia ha chiesto alla Direzione Statale dei Servizi Penitenziari un’ indagine esaustiva, in modo che non accada più lo scempio registratosi in Arizona.