Omicidio Milano, confessione choc del marito: “Li ho uccisi io”

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Milano – “Li ho uccisi io. Merito il massimo della pena“. Una confessione choccante quella fornita, nella giornata di oggi, da Carlo Lissi, reo confesso di aver compiuto il triplice, cruento omicidio di sua moglie  Cristina Omes (38 anni) e dei suoi due figlioletti Giulia, di 5 anni, e Gabriele, di appena 20 mesi. Ha trovato così la sua più tragica risoluzione lo sterminio della famiglia di Motta Visconti (Milano) quella famiglia che, a detta di amici e vicini di casa della famiglia Lissi, sembrava il ritratto della felicità.

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AZIONE LUCIDA. Lissi, 32 anni, in un primo momento era sembrata la quarta vittima di una strage che non aveva ancora trovato un valido movente. L’ uomo, marito e padre apparentemente appagato, aveva raccontato agli inquirenti di essere andato a vedere la partita di esordio ai Mondiali dell’ Italia assieme ad un amico, in un pub vicino casa sua. Il fischio di inizio della partita era stato intorno alla mezzanotte del 14 giugno. Alle ore 2:00 del 15 giugno Carlo Lissi, rientrato nella sua abitazione in provincia di Milano, aveva ritrovato i corpi senza vita di sua moglie Cristina e dei sue due figlioletti, uccisi con un coltello. La versione dell’ uomo, inizialmente al di sopra di ogni sospetto, non aveva però convinto del tutto le forze dell’ ordine. I Carabinieri del Comando Provinciale di Milano, guidati dal Comandante Maurizio Stefanizzi, hanno così deciso di “torchiare” Lissi per tutta la notte, sino a raggiungere la sconvolgente verità.

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SESSO PRIMA DEL DELITTO. Nel corso della conferenza stampa indetta oggi, il Comandante Stefanizzi e il Procuratore Capo di Pavia Gustavo Cioppa hanno reso noti alcuni inquietanti retroscena sul delitto di Motta Visconti (Milano). “Dopo essersi messo la testa fra le mani ed aver invocato per sè il massimo della pena, l’ omicida si è come lasciato andare e da quel momento è stato un fiume in piena”, hanno esordito gli inquirenti, raccontando come Lissi abbia consumato, appena un istante prima della “carneficina”, un rapporto sessuale con sua moglie. Un delitto compiuto “Lucidamente”, precisano a più riprese Cioppa e Stefanizzi, nonostante la follia insita nel triplice delitto. Alle ore 23:00, dopo aver messo a letto i bambini ed aver vissuto l’ ultimo momento di intimità con Cristina Carlo Lissi, approfittando di un momento di relax della sua consorte, afferra un coltello con una lunga lama preso in cucina e la sgozza alle spalle. Un’ azione rapida, efficace, che dà appena il tempo alla 38enne di chiedere al marito, barcollante e disperata, “Perchè?”.

La donna, colpita con un pugno da Lissi, stramazza al suolo, chiedendo aiuto; per terra, l’ assassino la finisce con altri tre fendenti, senza la benchè minima pietà. Carlo Lissi, con indosso solo i boxer al momento del delitto, sale al piano di sopra, per terminare la sua atroce “opera”. Si reca prima nella stanza della piccola Giulia: pone una mano sul collo della piccina mentre, con l’ altra mano, affonda il coltello nella carne. La bimba, piccola consolazione in una nottata di follia in provincia di Milano, muore sul colpo. E’ la volta del piccolo Gabriele, 20 mesi appena, anch’ egli sorpreso nel sonno. Stesso modus operandi di Giulia. Terminata la carneficina, Carlo Lissi scende in cantina. L’ uomo si lava, si cambia ed esce; in parole povere, cerca di crearsi un alibi indistruttibile. La copertura, però, salta quasi subito, complici le testimonianze degli amici, le varie incongruenze riscontrate nel suo racconto e quei boxer sporchi che Lissi ha dimenticato di cambiare. Un atto inconscio, un probabile segnale di cedimento che ha subito indirizzato le indagini dei Carabinieri del Comando Provinciale di Milano nella giusta direzione.

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MOVENTE PASSIONALE. Doloroso risveglio per gli abitanti di Motta Visconti, vicino Milano, che nella serata del triplice omicidio erano intenti a seguire in TV la propria squadra del cuore. Rabbia, dolore, sdegno viaggiano attraverso gli sguardi attoniti, le voci spezzate, i numerosi messaggi di cordoglio sui social network di parenti, amici e conoscenti. Lo choc aumenta, qualora fosse possibile, quando viene reso noto il probabile movente di un crimine così efferato. Carlo Lissi, che aveva sposato sua moglie Cristina forse troppo presto, amava una sua collega di lavoro. Il sentimento passionale dell’ uomo era a senso unico; ciò non ha impedito al 32enne, tuttavia, di compiere quell’ atroce gesto, in un’ assurda nottata di follia in provincia di Milano.