Nigeria cerca trattative, dubbi sul video: “Non sono le nostre figlie”

Boko Haram
Le immagini inviate da Boko Haram

Abuja – potrebbe essere una montatura il video utilizzato da Boko Haram per ricattare il governo nigeriano ai fini della liberazione di alcuni prigionieri terroristi. Proprio ieri, lo hanno visionato le madri delle quasi 300 studentesse rapite lo scorso 14 aprile: soltanto una delle donne ha riconosciuto la figlia, seduta a terra. Un’altra ha, invece, fatto notare che le donne nel video potrebbero avere anche 30 o 40 anni, smentendo la veridicità delle immagini nelle quali nessun’altra madre delle giovani rapite ha trovato conforto.

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In realtà, già ieri aveva mostrato scetticismo verso le riprese fornite da Boko haram il Presidente del Borno (regione in cui è avvenuto il rapimento), Kashim Shettima, che aveva avviato una procedura di verifica tecnica sul filmato stesso. Al momento, operano nella stessa direzione anche le forze messe a disposizione dall’intelligence americana e nei prossimi giorni sapremo l’esito di tali accertamenti. Tuttavia, le trattative tra il governo nigeriano e la cellula terroristica sarebbero già in corso: il Presidente Jonathan Goodluck ha dichiarato che si potranno raggiungere accordi sul potenziale scambio solo se Haram, o chi per esso, accetterà di presenziare ad un colloquio.

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Intanto, Goodluck cerca di prorogare lo stato di emergenza mantenuto finora negli Stati di Adamawa, Yobe e Borno: condizione d’allarme che dovrebbe scadere domani, ma che il Presidente vorrebbe prolungare di almeno un paio di mesi. Questa scelta è motivata dalla possibilità, presente solo nello stato di emergenza, di sabotare i piani di Boko Haram con grande anticipo. Infatti, in questa condizione il governo può spiegare forze armate nel territorio ed eventualmente interrompere la comunicazione tra reti mobili, in modo da rendere difficile l’organizzazione degli assalti guidati da Haram.