Scioperi scuola: alunni alla deriva dopo Pasqua, proteste dai genitori

 

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Gli scioperi scolastici sono sempre una buona notizia per la maggioranza degli studenti: quelli a non prendere bene la notizia sono i genitori. Dopotutto, facilmente ci si rende conto che queste assenze forzate costano una discontinuità non indifferente nell’attività scolastica degli alunni (considerando il periodo scolare dell’obbligo). Ciò, non considerando gli scioperi ai quali gli studenti scelgono di aderire durante l’anno scolastico. Stavolta, scrive La Repubblica, la sopportazione dei genitori è giunta al limite: tra il ponte pasquale, quello del 1° maggio ed il prossimo previsto il 6-7 e 13 maggio (il primo nelle scuole d’infanzia, l’altro alle superiori), la testimonianza riporta un quadro disastroso.

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Alcuni genitori puntualizzano che le scuole abbiano connesso le festività pasquali a quella postuma del 25 aprile. Tuttavia, è prerogativa di ogni istituto organizzare il proprio calendario secondo i fini puntualizzati dalla presidenza. Infatti, è per legge che si dispone di un numero ben definito di giorni liberi per studenti e personale scolastico all’anno. Per questo, le strutture scolastiche che iniziano prima l’anno scolastico guadagnano ferie di cui poter usufruire durante l’anno. D’altronde, è facile per i ragazzi e per i bambini connettere le varie feste che hanno percorso queste tre settimane ed allungare i week-end straordinari a quasi un mese di nullafacenza.

Questo è quanto riportato dalle famiglie, che proprio in questo periodo, dopo quello natalizio, fanno maggiore fatica a tenere in riga il profitto scolastico degli studenti. Basti pensare che l’assemblea d’istituto, le occupazioni, i giorni di disinfestazione che seguono ed persino le esercitazioni di collaudo delle procedure anti-terromoto o anti-incendio risultano facili pretesti per i ragazzi determinati ad evitare lo studio. Questi, poi, finiscono inevitabilmente col rimandare lo studio e le interrogazioni a fine maggio, in cui culmina l’intensità di studio per coloro che vogliono passare l’anno senza debiti, o almeno cercando di migliorare la situazione.

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E’ chiaro che parliamo solo di una determinata fascia di studenti, sui quali non si può che generalizzare, perché dopotutto ognuno ha un suo modo di affrontare l’impegno giornaliero e di organizzare il profitto scolastico secondo le proprie esigenze ed i propri obiettivi (e su questi nasce il problema). Peraltro, le interruzioni non termineranno questo 7 maggio, perché è prevista un’interruzione didattica in occasione delle elezioni europee. Gli istituti diverranno seggi e saranno allestite nel tempo di almeno qualche giorno prima del 25 maggio: decisione che, precisa anche La Repubblica, non ha ragion d’essere, vista la vastità di sedi di uffici comunali dislocati sul territorio.

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